
La Jura è un'opera lirica composta da Gavino Gabriel, su libretto proprio.
Gabriel cominciò a lavorare al progetto de La Jura fin dai primi anni del XX secolo e continuò a lavorarci per tutto il resto della sua vita, elaborando diverse versioni del libretto, dello spartito per canto e pianoforte e della partitura. Il processo creativo dell'opera è documentato da una straordinaria quantità di documenti autografi e materiali di lavoro conservati nell'archivio dell'Accademia popolare gallurese Gavino Gabriel di Tempio Pausania. Grazie a questi documenti, è possibile ricostruire le principali tappe della storia dell'opera:
1905 (ca.): primo abbozzo del soggetto, dal titolo La Jura. Episodio drammatico della vita di Cicciottu Jaconi in cinque quadri dall'ambiente della Gallura (prima metà del secolo XIX) col commento di musica popolare sarda e adattata secondo il gusto di Gavino Gabriel.
1907: prima versione del libretto, dal titolo La Yura (Il giuramento ordalico). Cinque quadri di vita sarda in Gallura, parole e note di Gavino Gabriel.
1914: prima esecuzione dello spartito per canto e pianoforte in un concerto privato a Torino.
1927: pubblicazione del libretto: La Jura. Cinque quadri di vita gallurese per commento musicale, Italica Ars, Milano 1927.
1928, 21-28 aprile: prima rappresentazione in forma scenica al Politeama Regina Margherita di Cagliari (prima versione della partitura).
1958, 13-16 aprile: nuovo allestimento al Teatro San Carlo di Napoli (seconda versione della partitura).
1959, 21 maggio-22 maggio: ripresa nell'allestimento del San Carlo al Teatro Massimo di Cagliari.
1959, 18 settembre: Gabriel completa una nuova versione della partitura (terza versione).
IL LIBRETTO
La Jura mette in scena una storia di amori e passioni che si nutre di tradimenti e giuramenti; il titolo dell'opera fa riferimento a un'antica forma di giuramento ordalico – la "jura" – che impone la morte senza vendetta a chi lo tradisce. L'intreccio coinvolge il poeta pastore Cicciottu Jacòni e il ricco pastore Burédda, che si contendono il cuore della dolce Anna e della bella Matalena; sullo sfondo si aggira inquietante la presenza di una terza donna, Pasca Ucchjtta, sedotta da Burédda e resa folle dalla morte della figlioletta Salvatora. Dopo mille peripezie e colpi di scena, la vicenda si conclude con un lieto fine che celebra il trionfo del vero amore.
L'azione drammatica viene contestualizzata in cinque quadri che rievocano i principali ambienti culturali e naturali della vita sociale nella Gallura dell'Ottocento: la "sagra" e le feste popolari legate alle ricorrenze religiose; le "conche", ampie grotte formate da macigni di granito, tra i boschi di sugheri e lecci che popolano la campagna gallurese; la "fontana", luogo privilegiato di incontro tra i viandanti che percorrono i sentieri rurali; la "pricunta", un antico rituale di contrattazione matrimoniale; e infine la "zidda", e cioè il focolare delle case dei pastori, emblema dell'ambiente domestico.
Al di là della trama, ciò che Gabriel vuol davvero mettere in scena è un grande affresco corale, un universo di valori, uno spaccato di vita vissuta nella dimensione della collettività. I personaggi non agiscono solo sulla scia di pulsioni individuali, ma sono guidati da codici di comportamento legati alle più antiche tradizioni popolari della Gallura. Anche i luoghi dell'ambientazione scenica assumono una valenza rituale: gli stazzi (le case rustiche dei pastori), i boschi, le conche e le fontane sono spazi carichi di significati millenari che non si limitano a contenere l'azione ma la determinano, fino a condizionare le scelte e il comportamento dei personaggi stessi.
La Jura è un’opera che chiama in causa temi di grande attualità e respiro culturale: la questione dell'identità, come risultato di un processo di negoziazione tra tradizioni e vissuti diversi; la possibilità di immaginare un punto di convergenza tra la dimensione dell'oralità, che è propria delle tradizioni popolari, e la dimensione della scrittura che alimenta la tradizione dell'opera lirica; e infine, la necessità di avviare una profonda riflessione sul valore delle identità locali, in un mondo che appare sempre più proiettato verso la globalizzazione.
LA MUSICA
La Jura è un'opera di ricerca, animata da una forte vocazione sperimentale; l'originalità delle musiche si deve soprattutto all'impiego di canti e melodie popolari della Sardegna, che vengono rielaborati e sapientemente incastonati in una partitura densa ed espressiva, in linea con la migliore tradizione dell'opera verista italiana. I cantanti, l'orchestra e il coro sono affiancati da un coro a tàsgia, che esegue un'antica pratica di canto improvvisato a cinque voci molto diffusa in Gallura. L'impronta della musica popolare si avverte in tutta la partitura orchestrale, dove gli strumenti della famiglia dei legni sembrano evocare il suono aspro delle launeddas, mentre l'armonia si arricchisce di dissonanze grazie all'uso di condotte tipiche delle musiche di tradizione orale. Un audace esperimento di contaminazione che non si risolve in un semplice collage di elementi diversi: la musica popolare intrattiene un dialogo autentico e proficuo con la musica classica, restituendo all'ascoltatore un oggetto sonoro imprevedibile, ma sempre raffinato e originalissimo.